Articoli

Gianni Rodari, un autore “fantastico”

IMMAGINARI DI LIBERTÀ. GIANNI RODARI E IL DIRITTO DEI BAMBINI ALLA CREATIVITÀ
di Cristina Bartoli
A 100 dalla nascita di Gianni Rodari, tanti sono gli articoli, gli incontri, i convegni a lui dedicati. Molto si è scritto su questo grande intellettuale, scrittore, maestro, giornalista impegnato, un uomo che ha attraversato varie fasi della vita che hanno contribuito a renderlo ciò che conosciamo oggi. Un uomo, che ha avuto momenti di particolare impegno politico, momenti di delusione e crisi personale, un uomo che sapeva leggere la società.
Il Rodari giornalista, “l’altro Rodari”[1], si rivolgeva a pubblici diversi, intellettuali, genitori, adulti, politici, ma sempre con un messaggio comune, teso verso la ricerca di una nuova umanità, aperta al progresso, alla creatività, alla lotta verso le ingiustizie e i soprusi, alla ricerca della pace e dei valori umani più alti. Di questo vorremmo parlare oggi, della sua grande attenzione alla dimensione umana, al rispetto profondo che egli aveva per l’infanzia e la produzione di significato dei bambini, “una vita dedicata al giornalismo, quella di Rodari, e Rodari, attraverso questa esperienza, coltiva e sviluppa la sua curiosità intellettuale, sociale, umana”[2]. Rodari giornalista diventato scrittore per l’infanzia quasi per caso, come sottolineò Argilli[3], ebbe i suoi primi successi proprio dalla carta stampata, un collage di pezzi giornalistici, a iniziare dalle filastrocche pubblicate su “l’Unità” e su “Vie Nuove” che dettero vita al primo “libretto”, Il libro delle filastrocche (1950), nato da un’idea di Dina Rinaldi che diresse con lui Il Pioniere. Dal settimanale, nacque anche il personaggio di Cipollino all’origine di una delle sue opere più famose (Il romanzo di Cipollino 1951) [4] .

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Quando i bambini parlano e leggono in più lingue

Spunti semiseri di riflessione per una maggiore diffusione all’estero di libri in lingua italiana per bambini e ragazzi da parte di una mamma italiana che cresce figli trilingue in Belgio
Sono un’emigrante.
O, se preferite, un’expat, termine che gli occidentali istruiti che vivono all’estero preferiscono utilizzare in quanto li legittima a considerarsi come una categoria a parte e più elevata di migrante. Vivo in Belgio. Un paese che conta undici milioni di anime, sette parlamenti e tre lingue ufficiali. Mio marito è inglese quindi, a breve, extra-comunitario. I miei figli vanno a scuola in francese, parlano italiano con me, inglese con il papà, francese con gli amici e imparano il fiammingo (olandese) perché, a conti fatti, sono belgi pure loro e gli tocca imparare almeno due delle tre lingue ufficiali del paese in cui sono nati e vivono.
I miei figli saltellano allegramente tra una lingua e l’altra creando neologismi “ingle-fra-taliani” la cui forza creativa trovo magnifica, ma la cui potenza distruttiva della mia lingua natale a volte mi terrorizza. Ho così avuto a che fare con un figlio che cercava disperatamente un acquaio sul tavolo credendo che fosse una caraffa o un contenitore simile. Un altro che voleva giocare nel “timo” (il team inglese + terminazione “O” all’italiana) di calcio della scuola. La porta di casa è “ouvrita” (ouvrir, verbo francese che significa aprire, al participio passato in italiano con suffisso “TA”), i “ticketti” sono biglietti francesi e se mio figlio non trova il quaderno di scuola allora mi dice: “Mamma, I do not find the cahier per la scuola”. E se perde la cartella allora “can you help a cercare le cartable?”.

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Da storia nasce storia, come un sasso nello stagno (di Elisa Vincenzi)

Come durante una lettura coi bambini, accogliere le loro suggestioni per creare altre storie.
Quando penso al flusso creativo e all’arte di scrivere, non posso fare a meno di citare il celebre esempio del sasso nello stagno, riportato dal grande Gianni Rodari nella sua Grammatica della fantasia.
Un sasso gettato nello stagno provoca delle onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo con diversi effetti tutto ciò che si trova nell’acqua.
Allo stesso modo, “una parola gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena” (da Grammatica della fantasia, G. Rodari, ed. Einaudi)
Una parola può quindi suscitare emozioni, sensazioni, ricordi, idee, immagini… che a loro volta danno vita a nuove parole.
Se una sola parola ha il meraviglioso potere di suscitare tante reazioni, che cosa può succedere quando “lanciamo” più parole nello stagno?
Che cosa succede quando raccontiamo una storia? Che cosa avviene quando uno scrittore incontra i suoi lettori? Nello specifico, che cosa accade quando un autore o un’autrice incontra un pubblico di bambine e bambini?
Un giorno in biblioteca, stavo leggendo a un gruppo di giovanissimi, le avventure di un bimbo che non aveva potuto indossare la sua felpa preferita, perché secondo la sua mamma era sporca.
Dal pubblico è arrivato immediatamente un commento ad alta voce: “È proprio quello che è successo a me stamattina! Volevo mettermi la felpa a righe ma mia mamma ha detto di no…”
Ovviamente questo intervento ha dato il via a una serie di questioni e considerazioni da parte degli altri bambini presenti.
Chi ha raccontato di quando non ha potuto mangiare tutta la cioccolata che voleva, chi di quando invece è riuscito a giocare a casa dell’amico o di che cosa è successo quella volta che con la bicicletta…
Di quel pomeriggio ricordo le strategie proposte ed escogitate, per poter aggirare i divieti degli adulti, e lo sguardo soddisfatto di chi aveva dato il proprio contributo a quelle nuove idee.
Qualche tempo dopo, in una scuola dell’infanzia, stavo invece raccontando di un elefante che avanzando lentamente con le sue grosse zampe, produceva tanti suoni, BUM bom BUM bam, modulando e variando il tono della voce durante la lettura.
Il commento di un bimbo di quattro anni è stato: “I suoni più piccoli forse sono dei bambini dell’elefante!”
Da questo spunto ne è nata una breve storia sui giochi preferiti che stavano facendo in quel momento i piccoli elefantini.

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ICWA dice NO all’editoria a pagamento

L’Associazione Italiana Scrittori per Ragazzi ha redatto un documento di opinione in cui afferma con decisione la sua posizione contraria all’editoria a pagamento, in tutte le sue forme. Lo scrittore è un professionista della filiera editoriale, un “produttore primario” di contenuti che spetta all’editore, attraverso la sua imprenditorialità, valorizzare e promuovere, se riconosce il valore […]

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NOI LA DIDATTICA A DISTANZA LA FACCIAMO COSÌ

Testi raccolti da Fulvia Degl’Innocenti
La testimonianza di cinque insegnanti soci ICWA su come hanno organizzato le lezioni dopo la chiusura delle scuole.
Le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse in tutta Italia da settimane per l’emergenza coronavirus, e dopo un lento avvio macchia di leopardo, si stanno quasi tutte attrezzando per offrire varie forme di didattica a distanza, utilizzando piattaforme come zoom, edmodo, google form. Le esperienze sono le più diversificate, anche a seconda del grado di scuola, e richiedono una capillare digitalizzazione degli studenti, creando soprattutto in certe zone, una disparità tra chi ha accesso a pc e tablet e chi invece non ne dispone. Per questo alcune onlus (come per esempio Fondazione Albero della vita e Save the children) si sono attivate per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di tablet per gli alunni più svantaggiati. In questo articolo abbiamo raccolto le esperienze di cinque soci Icwa che oltre a essere scrittori sono anche insegnanti.
Cinzia Capitanio, insegnante di scuola primaria a Vicenza di italiano, storia, geografia, scienze, musica e religione cattolica.Il 70% dei suoi alunni provengono da ogni parte del mondo: Pakistan, Cina, Romania, Albania, Macedonia, Marocco, Serbia, Croazia…«In questi giorni sto preparando delle videolezioni in modo che i miei alunni mi sentano vicina. Personalmente credo poco alla mera trasmissione di link reperiti nel web anche per la necessità di utilizzare un linguaggio e un codice comunicativo adatto al tipo di classe dove insegno. Cosa stiamo facendo? Ripassiamo la grammatica e scriviamo storie… tante storie! Ogni settimana preparo una videolezione in cui presento gli ingredienti dei racconti che proveranno a inventare. I bambini me li spediscono in tutti i formati possibili e immaginabili: word, pdf, foto e perfino scritte su WhatsApp. Va bene tutto… purché manteniamo il contatto diretto. Io li leggo, li correggo e li inserisco in una raccolta. Quando sarà tutto finito, stamperò per ogni bambino il libro con tutte le storie scritte e i disegni. Naturalmente abbiamo inventato anche dei racconti per sconfiggere il coronavirus e la paura. E poi leggiamo. Quest’anno abbiamo adottato il libro di un’autrice e io mando gli audio con la mia voce che legge così tutti i bambini (anche quelli DSA o con deficit cognitivi) possono leggere. Con il passare dei giorni sono molti i bambini che cercano un contatto che va oltre le attività didattiche. Mi inviano disegni con scritto “Andrà tutto bene”, audio e messaggi… Mi dicono che sentono la nostalgia della scuola e che vorrebbero tornare alla vita di prima. Il messaggio più bello? “Ti voglio bene maestra”. Ed è così che scompare ogni fatica.

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Letture e animazioni nel canale YouTube di ICWA

Anche Icwa ha voluto dare il suo contributo per creare occasioni di intrattenimento per i bambini costretti a casa da scuola per l’emergenza coronavirus. E lo ha fatto naturalmente a partire dai libri. Abbiamo quindi creato un canale YouTube che trovate a questo link:https://www.youtube.com/channel/UCr45Cdac7HYcn9I4UFFclPg?view_as=subscriberin cui i soci caricano i loro video indicando l’età indicativa a […]

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Novità per gli insegnanti sostenitori ICWA

Il progetto Insegnanti Sostenitori ICWA è partito. Arrivate le prime iscrizioni, l’associazione ha già nuovi progetti e nuove proposte per rilanciare e integrare la collaborazione tra gli scrittori di libri per ragazzi e le scuole che decidono di sostenerli. Grazie alla disponibilità di alcuni soci, abbiamo quindi pensato di offrire un incontro gratuito con uno […]

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ICWA tiene lezione all’Università di Lecce

di Rosa Tiziana Bruno
Da tempo l’ICWA meditava sulla necessità di entrare in stretto contatto con il mondo accademico. L’incontro tra scrittori e Università, a nostro parere, si rende necessario, oltre che per un confronto proficuo, anche per introdurre l’arte letteraria a pieno titolo nell’offerta formativa delle varie accademie italiane. In questo scambio reciproco, risiede la possibilità di sviluppare collaborazioni interessanti e produrre innovazione scientifica.
Per queste ragioni, quando l’Università del Salento ha accettato la proposta di ICWA, chiedendomi di effettuare alcune ore di lezione, ho accettato con grande entusiasmo. Il mio intervento si è svolto il 17 febbraio 2020, in una singola giornata accademica che ha compreso un seminario al mattino e un lungo workshop nel pomeriggio. La responsabile del Dipartimento di Scienze della Formazione, prof.ssa Stefania Pinnelli, sentiva la necessità di affrontare con gli studenti un argomento preciso, ovvero il fumetto, e pertanto mi ha chiesto di organizzare sia la lezione teorica sia il laboratorio intorno a questo tema. Essendo una sociologa dell’educazione, oltre che autrice per ragazzi, la mia idea di seminario non poteva che riguardare la didattica attraverso la letteratura. Difatti, il titolo che ho scelto per il seminario è stato: “Fumetto e Graphic Novel come strumenti didattici”. Davanti a me, circa cinquanta studentesse e studenti destinati a diventare futuri docenti di scuola Primaria, ma anche maestri già in servizio e professori di scuola Secondaria. Al mio fianco c’era la prof.ssa Armenise, docente di Letteratura per l’infanzia e storia della Pedagogia, che ha fortemente voluto questa collaborazione con ICWA.

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La lettura tiene accese le stelle

Come trasformare i propri studenti da surfisti dei contenuti a lettori critici e appassionati. Intervista a Jenny Poletti Riz, che ha introdotto e sperimentato per la prima volta in Italia la metodologia del Writing and Reading workshop.
di Luisa CarrettiSocia ICWA ed Editore per ragazzi
In un momento storico in cui arriva notizia della chiusura di tante librerie indipendenti e di catena, mentre i dati diffusi di recente da Aie registrano una crescita di fatturato del +4,9% per l’editoria di varia (romanzi e saggi in formato cartaceo e e-book), per i ragazzi in età di scuola secondaria di primo e secondo grado, la lettura sembra non essere in cima alle priorità. I recenti test PISA-OCSE, ad esempio, registrano un crollo delle performance di lettura nelle adolescenti italiane, che leggerebbero sempre meno e avrebbero difficoltà di comprensione di un testo. Ma quali strumenti e strategie si possono attivare per promuovere in modo efficace la lettura? Jenny Poletti Riz, docente di lettere, formatrice e autrice di Scrittori si diventa (Erickson 2017), ha introdotto e sperimentato per la prima volta in Italia la metodologia del Writing and Reading workshop, creando intorno al suo blog scuolaaumentata.it e al blog italianwritingteachers.it una comunità di insegnanti di vario grado che applica in classe e con successo il metodo.
Partiamo dai test PISA-OCSE. Quali sono le cause del calo di performance di lettura nelle adolescenti italiane e come correre ai ripari?
Lo studio riporta che il gap fra le prestazioni dei ragazzi e quelle delle ragazze si è ridotto.
Da insegnante e formatrice penso sia vero che i ragazzi di oggi, forse per via del tempo lungo passato sui social, abbiano una resistenza più bassa alla lettura. Non riescono a leggere testi lunghi, andare in profondità e hanno difficoltà di comprensione. Quest’ultima va sostenuta con un ambiente di apprendimento favorevole e con l’insegnamento esplicito di strategie adeguate. Un esempio banale di strategia da insegnare è “cosa fare quando perdiamo il filo in un libro”. Un lettore esperto torna indietro fino al punto in cui si è distratto e riprende la lettura, molti studenti, invece, continuano ad andare avanti anche se non hanno capito niente. Dobbiamo sostenere il lettore e questo è solo un piccolo esempio.
 
In un articolo del tuo blog indichi la lettura come una delle armi più potenti per tenere accese le stelle. Cosa intendi?
Sono partita dalla condizione di “sdraiati” di cui parla Michele Serra, di cui siamo responsabili noi adulti: invece di far conoscere la bellezza del mondo inviamo troppi stimoli, positivi e negativi, senza filtri. Il risultato è una desensibilizzazione e la creazione di scudi di protezione che rendono poco empatici. La lettura di fiction, di testi completi come romanzi, può invece creare un ponte fra noi e gli altri anche attraverso una naturale alfabetizzazione emotiva. Importante anche la non fiction, che, se liberata dallo strato di polvere di cui l’ha coperta la scuola, può aiutare a tener vive e ad approfondire le passioni. Gli studenti sono come dei surfisti, come dei colibrì che saltano da una parte all’altra: la scuola deve contrastare questo e insegnare loro a cogliere il senso profondo, deve abituarli alla lentezza.

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Una mappatura degli insegnanti che adottano la scelta alternativa ai libri di testo

di Luca Randazzo
È possibile fare scuola senza libro di testo? È possibile far maneggiare ai bambini i libri interi invece dei riassunti e degli stralci delle antologie? Assolutamente sì. La legge consente infatti agli insegnanti di rinunciare al libro ministeriale e di dotarsi di materiale alternativo: narrativa, divulgazione, atlanti o vocabolari.
L’ICWA da anni sostiene attivamente questa pratica (https://www.icwa.it/notizie/1625-l%E2%80%99adozione-alternativa-ai-libri-di-testo-una-guida-per-i-docenti.html), che purtroppo continua ad essere poco diffusa anche tra gli addetti ai lavori. Proprio per poterla far conoscere e promuovere, la nostra associazione ha aderito alla mappatura delle esperienze presenti in Italia in questo senso, lanciata dal Movimento di Cooperazione Educativa, insieme a IBBY, ALIR, mettendo a disposizione i contatti dei propri soci che a loro volta hanno diffuso l’idea agli insegnanti conosciuti.

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