Articoli

A che cosa serve recensire un libro già vincitore e finalista in più di un premio letterario? Oltretutto si tratta
di aggiudicazioni che danno una grande soddisfazione perché decretate anche dalle giurie (implacabili e
schiette) di lettori e lettrici. Fiori di KabulServe semplicemente a dire che è bello leggere le opere dei colleghi e delle colleghe e godere delle loro particolarità e peculiarità stilistiche, confrontandosi anche con misure di scrittura diverse dalle proprie e anche più alte e esperte. Insomma si può provare piacere imparando, esperienza che consiglio di fare a chiunque, sempre e comunque, al di là del successo che si è già ottenuto sul piano editoriale.

Fiori di Kabul è innanzitutto esemplare per la scelta del soggetto. Vero, attuale e vivo: la condizione della donna nelle culture integraliste religiose. Ma a questo occorre aggiungere che la situazione viene descritta con gli occhi vivaci e ribelli, direi moderni di una ragazza. E poi c’è il senso di riscatto e di libertà che lo sport, con quel mix di esperienza fisica e intellettuale porta sempre con sé.

Per scegliere un argomento come quello della storia della giovane Maryam, lo so bene, occorre informarsi, studiare e incontrare persone e testimonianze, rivelando una grande sensibilità narrativa.

È quella che trasforma la cronaca e gli spunti di realtà in racconti importanti, per tutti, facendo conoscere a lettori e lettrici una parte di mondo che, forse, nemmeno sospettavano.

Infine voglio porre un accento su un preciso aspetto dell’opera, che si distingue già da sé per la bella
scrittura: i dialoghi. Sono straordinariamente veri, agili, comprensibili e contribuiscono in modo leggero e sapiente a costruire la trama. Danno voce ai personaggi al punto di sentirti proprio lì presente, come se stessi assistendo davvero al confronto; altro che realtà aumentata!

Con Gabriele non possiamo che complimentarci, augurando al suo libro ancora nuovi successi.

recensione di Roberto Morgese