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Ogni libro rivolto ai ragazzi deve avere in qualche modo il sapore e il carattere della contemporaneità ai loro occhi. Questo vuol dire che se anche parliamo loro di Socrate, vogliamo che quest’uomo racconti di sé verità, urgenze, bisogni avvertiti come utili ancora oggi.

di Angelo Petrosino

Il libro di Giuseppe Assandri, attraverso le storie parallele di Jess Owens e Luz Long, suscita domande e fornisce risposte sui temi della lealtà, del rispetto reciproco, dei pregiudizi nella società contemporanea che non riesce a liberarsi del tutto dal rigetto degli altri per il colore della loro pelle, per le idee professate, per le loro particolari condizioni sociali.

Berlino 1936, che rievoca e racconta i giochi olimpici di quell’anno, trasmessi per la prima volta al mondo attraverso la televisione, è la storia di due uomini nati e cresciuti in contesti storici e sociali diversi. Quello del sacrificio, dell’indigenza, della lotta per realizzare a fatica e con tenacia i propri sogni, a onta di ogni ostacolo, di Jess Owens. E quello del privilegio, della ricchezza, di una strada senza barriere già segnata di Luz Long.

Il libro si legge con emozione, perché da subito il lettore intuisce che prima o poi avverrà l’incontro materiale e agonistico tra i due. Un incontro che cambierà un po’ le loro sorti e lancerà un messaggio potente a chi si ostina a non capire l’evoluzione della storia e il senso profondo della vita.

La scrittura lineare, controllata e senza sbavature è quella di chi sa maneggiarla con disinvoltura e maestria. Giuseppe è alla sua seconda prova, ma l’osservatorio dal quale osserva puntualmente l’attualità e i temi fondamentali che la caratterizzano, all’interno della rivista Il Pepeverde, ci fa credere che il cammino intrapreso è appena cominciato.

Berlino 1936, Giuseppe Assandri, San Paolo