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Si è tenuto nella mattinata di martedì 20 giugno, a Roma, il convegno organizzato da Federazione Aut – Autori, per un confronto sulla tutela del lavoro artistico e creativo. A conclusione dell’evento è stato presentato un Manifesto firmato da tutte le associazioni di categoria, tra le quali anche Icwa.

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Realtà fattuale e realtà artificiale è un argomento delicato da affrontare. Questo è il primo momento in cui a discutere la questione non sono i tecnici ma sono gli autori e le associazioni di categoria» ha esordito Alessandro Occhipinti Trigona (Presidente AUT-AUTORI e moderatore) ad apertura del convegno «e noi autori siamo un patrimonio innanzitutto umano e nel nostro scrivere traduciamo in opere qualcosa che nessuna tecnologia potrà mai effettivamente realizzare: passioni, odi,  rancori per noi non sono solo delle parole quasi prive di senso, noi le abbiamo vissute».

Antonella Melito, Vice Presidente Commissione Roma Capitale, ha sottolineato che è un’occasione per ascoltare i professionisti della cultura e iniziare un confronto con le istituzioni su questa nuova stagione di innovazione. «La consapevolezza più grande che dobbiamo avere è l’epoca in cui tutto questo deve essere gestito, che richiede delle competenze che diano forma alla macchina dati (alla AI) per evitare che l’essere umano venga soggiogato dalla AI stessa. Per far sì che si accompagni questo processo mai come oggi sono richieste le cosiddette humanities, quelle scienze umane che devono portare l’innovazione nella società in punta di diritto, per evitare una sorta di fattoria degli animali 2 ed evitare tecnofobia e tecnofilia».

La politica deve capire cosa e soprattutto come mettere a disposizione delle macchine i contenuti.

Excursus storico e filosofico poi di Valeria Patera sulla dimensione relazionale dell’AI, della macchina, con l’essere umano e la sua creatività.

«Al momento alle macchine manca la dimensione del dolore, della ferita che sappiamo essere spesso alla radice dell’arte così come la capacità di creare nuovi paradigmi artistici».

La relazione con le macchine, ha ricordato, anche rivoluzionato il sapere dell’uomo. Sul tema del timore Patera ha ricordato la famosa lettera di Lord Byron alla Camera dei Lord del 1812 contro i telai meccanici e il paradosso è che la figlia, Ada Byron Lovelace, qualche decennio dopo, è riuscita a immaginare una serie di cose inconcepibili per l’epoca ed è considerata una delle fondatrici della “nuova scienza dell’informazione” (l’informatica).

Il professor Paolo Ercolani dell’Università di Urbino ha iniziato il suo intervento ricordando la sconfitta di Gasparov del 1996 contro il computer. Nel 2016 un computer sconfisse il campione di un gioco chiamato Go che non segue una  logica computazionale che può essere quindi ricostruita. Questo ci ha messo di fronte al bivio: l’AI è quella cosa cui studi recenti attribuiscono anche il crollo del quoziente intellettivo dell’essere umano. L’AI, allo stesso tempo, è però anche quella che ha reso possibile l’accelerazione nella ricerca medica.

«Il problema dell’AI – ha concluso Ercolani – non è quanto riuscirà a riprodurre o diventerà come l’intelligenza umana, ma quanto l’AI si sta sviluppando in maniera straordinaria a spese dell’intelligenza umana visto che abbiamo costruito una società che non ha fiducia nell’umano e sta facendo crescere nuove generazioni come piccoli robot».

Francesco Ranieri Martinotti, Presidente Associazione Nazionale Autori Cinematografici si è soffermato sugli aspetti tecnologici, giuridici ed etici. «Molti programmi hanno portato dei cambiamenti, pensiamo a Photoshop, ma dobbiamo mettere da parte l’indignazione e cercare di capire e fare i conti su come utilizzare senza snaturare la creatività umana questi strumenti dell’AI». C’è da fare una distinzione, ha aggiunto Ranieri Martinotti, tra la creatività assistita dall’intelligenza artificale mentre la creazione generata e non controllata con l’intellligenza artificiale dobbiamo in qualche maniera “normare”. L’aspetto giuridico riguarda il ritardo che i legislatori hanno sempre quando arrivano grossi cambiamenti tecnologici. Va sollecitato il legislatore sulla tutela del diritto d’autore e la trasparenza dell’attribuzione.

«Sul tema etico noi autori dobbiamo capire fino a che punto ci vogliamo far sostituire dalla macchina, anticipato da 2001 Odissea nello spazio, il film di Kubrik che poneva proprio la questione sui limiti e sulla fiducia da dare alle macchine».

L’intervento di Maria Letizia Compatangelo, Presidente Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea, ha poi posto l’accento sul fatto che non è la macchina che va demonizzata perché può avere delle applicazioni di grande supporto ma gli uomini e i grandi interessi economici che si sono sviluppati e si continuano ad alimentare con il suo utilizzo. E che quello culturale è un ecosistema che viene influenzato al suo interno da ogni fattore che lo compone e il rischio è di compromettere il concetto di bello.

«Il talento e la competenza sono frutto di tutta una vita. Cosa succede se chiunque, smanettando sul computer, produrrà testi spacciandoli per suoi? Noi dobbiamo combattere in difesa del bello».


Linda Brunetta,
Presidente Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali, ha ricordato come la committenza chieda sempre più spesso programmi con format molto simili, già visti e già scritti e non opere originali uniche e nuove, contravvenendo allo stesso contratto di servizio (e agli articoli che ne tutelano i compensi). Toni Biocca, Vicepresidente Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi, ha portato all’attenzione che il settore del doppiaggio è impegnato nella discussione del contratto ed è stato proposto un modello che tenga conto di interdire l’uso di testi per alimentare agenti di intelligenza artificiale.

Umberto Marino, Sindacato Nazionale Scrittori, ha esplorato la paura dell’omologazione e del pensiero unico che non nasce oggi, a causa dell’AI. E ha raccontato di averla esplorata anche in modo pratico con una serie di richieste (sonetti, pitch, sinossi) evidenziando una serie di criticità attuali della AI. Il sospetto è che sia stata volontariamente abbassata di livello, che si stiano mascherando le reali possibilità dell’AI.

«Io ritengo che gli autori che continueranno a fare questo mestiere torneranno alle origini, faranno gli aedi, i cantori professionisti come Omero»

 

Durante l’intervento di Lucio Majelli, presente come rappresentante di Icwa, è stato invece sottolineato che «gli autori usano mente, cuore e anima. Gli scrittori per ragazzi non cercano “consumatori” che comprino il “prodotto libro” ma futuri adulti capaci di coltivare il pensiero critico e ribellarsi a un sistema sempre più Uniformato. Come spiega bene Lois Lowry nel suo libro per ragazzi The Giver, “Se è nell’ordine delle cose che i tiranni generino ribelli, non altrettanto scontata è l’opposizione a un sistema che tutto sommato funziona. Servono leggi, tutele, protezioni e diritti».

 

Lia Bruna, StradeLab, ha sollevato le questioni legate alle traduzioni dove le macchine sono ormai spesso uno strumento insostituibile con un aspetto di alienazione del lavoro intellettuale, dove i traduttori sono chiamati solo per il post editing. Il rischio nel contesto del lavoro di traduzione letteraria è invece l’appiattimento del linguaggio. Una riduzione dell’apporto creativo e di mediazione linguistica dei traduttori e il grande squilibrio tra le lingue tradotte va a impattare anche sull’educazione e sulla crescita e ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità di soffermarsi sugli aspetti legislativi e sulle normative.

«L’Ai non elimina il lavoro, lo nasconde e lo aliena».

Flavio Rosati, Presidente Associazione Autori di Immagini, ha ricordato la crescita enorme dei prodotti legati alle immagini, dagli albi illustrati ai graphic novel. «Il tempo con l’AI viene compresso, è possibile creare immagini in tempi molto ridotti ed è l’aspetto che più ha preoccupato e sconvolto i colleghi». L’intenzione è di continuare a tutelare chi lavora con le immagini e la proprietà intellettuale anche – e soprattutto – con le Istituzioni.

Luigi Fontana, Presidente Unione Nazionale Autori, ha espresso l’impegno dell’associazione per tutelare i diritti della categoria e la necessità di trovare nel tempo una sinergia positiva con queste innovazioni che fanno già parte della quotidianità e di trovare una strada per utilizzarle al meglio.

Lorenzo Ceccotti,
European Guild for Artificial Intelligence Regulation, ha ricordato che questi servizi digitali commerciali erano già esistenti, sottolineando che l’aspetto rilevante è che hanno ricevuto recentemente investimenti importanti, e che lavorano su una raccolta monumentale di contenuti catalogati dagli esseri umani. Sfruttamento massivo di opere di tutti gli artisti di mondo, a scopo di lucro. L’Egair, ha poi introdotto i cinque punti del Manifesto, in primis la necessità di sostituire il silenzio assenzio con il consenso informato. Con l’AI Act sono state imposte, in ambito europeo, alle aziende che usano Ai, norme per controllare quali dati usano e quali siano coperti da diritto d’autore. In Italia andrebbe aggiornato il regolamento sul diritto d’autore.

Matteo Fedeli,
Direttore generale della SIAE, ha sottolineato quanto le AI facciano un uso smodato di risorse laddove il cervello umano impiega molto meno tempo (i bambini sono l’esempio eclatante di questa competenza). Il vero problema, ha però specificato, è che l’enorme algoritmo di training sulle risposte sembra non essere più sufficiente e non si riesce più perfettamente a imbrigliarla e a controllarla. Detto questo è probabile che tanti tipi di professionalità spariranno, ma la creatività sarà uno degli ultimi baluardi perché è un valore.

«Quello che va fatto è tutelare questo valore, il mio essere creatore, da un punto di vista giuridico»

Ha inoltre sollevato le questioni legate ai diritti d’autore che coinvolgono i grandi investitori come Cina e Usa.

Dettagli tecnici e giuridici con Katia Marcantonio, Agicom, che ha ricordato come una serie di interventi legislativi siano stati varati e pongano l’attenzione sull’utilizzo dei dati anche nel modo in cui questi dati possano essere processati e senza i quali l’Ai non si sarebbe sviluppata come conosciamo. E il fatto che le autorità nazionali dovranno avere una documentazione tecnica che descrive come i modelli AI funzionano e che consente quindi anche di intervenire, e con la creazione di una banca dati europea. Importanti anche le iniziative di self regulation, sistemi di etichettatura dei dati che mirano a rendere possibile individuare le informazioni che sono nascoste nelle immagini e nei prodotti digitali alle quali hanno aderito Adobe e e altri. Ha ricordato anche che purtroppo in Italia manca l’idea di educare all’uso delle AI. Un altro strumento è il sostegno con corsi e percorsi alla conoscenza di questi strumenti per potenziare la creatività e non ucciderla.

L’Onorevole Brando Benifei, Eurodeputato co-relatore al Parlamento Europeo del regolamento sull’Intelligenza Artificiale, ha specificato che sulla Ai generativa sono presenti pochi passaggi nei testi emendati dal Parlamento europeo. Quando il dibattito sulla AI generativa è esploso qualcosa relativo alla classificazione del rischio si è potuto aggiungere nel Regolamento. Il lavoro è importante perché ha un impatto su come i sistemi di Ai entrano nel mercato. Sono, in pratica, state inserite delle norme specifiche, regole di trasparenza (riconoscibilità dei prodotti della AI; dei deep fake, ovvero le comunicazioni non reali, create artificialmente e il tema del diritto d’autore).

Il convegno è proseguito poi con i saluti e ringraziamenti di Miguel Gotor, Assessore alla Cultura Roma Capitale che ha riassunto le problematiche legate a contenuti sempre più suggeriti da un algoritmo, con effetti molto importanti anche da un punto di vista commerciale; l’assenza di controllo sull’acquisizione delle opere che poi l’AI elabora; l’integrale, iniziale, gratuità dell’informazione digitale; e le potenzialità incredibili e pericolosissime delle notizie false generate dall’AI a disposizione di tutti, compresi politici, giornalisti, etc.

A conclusione del Convegno è stato presentato un Manifesto che costituisce la base di un Osservatorio con il compito di monitorare costantemente gli sviluppi tecnologici, vigilare sugli abusi che dalle loro applicazioni potrebbero derivare. Ma soprattutto sollecitare interventi legislativi con un’opera di sensibilizzazione politica affinché la libertà di espressione, i diritti, il lavoro artistico e creativo degli Autori ottengano le giuste tutele.

L’iniziativa è stata promossa dalla Federazione AUT-Autori, di cui fanno parte: ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), CENDIC (Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea), AIDAC (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi), ANART (Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi e Teatrali). In collaborazione con: SNS (Sindacato Nazionale Scrittori), StradeLab (traduttori editoriali), ICWA (Italian Children’s Writers Association), AI (Autori di Immagini).

Il Convegno è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Roma e l’Azienda Speciale Palaexpo è realizzato con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore, Autori di videogrammi, con il prestigioso patrocinio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma, di UNA (Unione Nazionale Autori), del RAAI (Registro Attrici Attori Italiani).