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Un’esperienza pratica in classe del metodo WRW- Writing and Reading Workshop,  partendo dalla raccolta di racconti Che paura anche se… pubblicata da Storybox editore

di Carolina D’Angelo

Si può imparare a scrivere? Sì, si può. Ma a scrivere s’impara leggendo. Su questo caposaldo si basa il WRW – Writing and Reading Workshop (laboratorio di scrittura e lettura) che si sta sperimentando in molte scuole italiane, dalla Primaria alla Secondaria di II grado.

Il modello pedagogico nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta, con Lucy Clakins tra i fondatori e Nancie Atwell, studiosa più recente, che ne ha trascritto il metodo e la sua applicazione nel manuale In The Middle. Nel nostro Paese si è diffuso grazie alle pubblicazioni di Jenny Poletti Riz,  docente di Lettere che ha testimoniato i benefici innovativi nel blog “scuola aumentata”, costituito gruppi di lavoro e creato, di recente, il sito di italianwritingteachers.it.

Nel WRW il termine workshop richiama l’ambiente dell’officina, dove la classe occupa un posto centrale e sviluppa le proprie competenze sulla lettura (collettiva e individuale) e sulla scrittura (smonto e rimonto un testo e poi lo riscrivo). E l’insegnante diventa una guida, maestro di bottega che supporta e motiva e fornisce consigli specifici sui lavori dei piccoli scrittori; simili a consulenze editoriali più che alle correzioni, a cui sono stati finora abituati gli studenti.

Perché l’aspetto più convincente di questa esperienza laboratoriale sta proprio nel concepire la lettura e, in particolar modo, la scrittura come processo – che si apprende attraverso tecniche e strategie – e non come prodotto da valutare.

Affinché, allora, il WRW risulti efficace occorre strutturarlo su tre criteri: organizzazione, flessibilità e adattamento. Per organizzazione si intendono routine scandite da tempi e modalità precise, con mini-lesson e annotazioni sul taccuino dello scrittore. La flessibilità sta nel proporre percorsi di lettura che comprendono tutti i generi letterari: si può spaziare dalla poesia, all’albo illustrato, alla narrativa. L’adattamento riguarda, invece, un modo nuovo di concepire la didattica da parte di scuola e istituzioni per favorire scrittori e lettori per la vita. L’obiettivo finale, difatti, è quello di creare lettori esperti, capaci di scegliere il libro secondo i propri gusti e i propri scopi: e cioè scrivere un testo autentico.

Attratta dal WRW e convinta dei suoi ottimi risultati, ho voluto proporlo durante un laboratorio di lettura, rivolto alle classi del quarto anno di Scuola Primaria. Testandolo sul libro, Che paura anche se… 31 storie per 31 sere da brivido scritto dalle Scrittrici e Scrittori per Ragazzi (ICWA) e illustrato da Silvia Baroncelli per Storybox Editore. Non tanto perché curato dall’associazione della quale faccio parte, ma perché contiene 31 voci, 31 stili e 31 modi di costruire una storia, e si rivela allora un ottimo strumento quando il tempo a disposizione è concentrato su 1 ora e quindici minuti.

La mini-lezione l’ho incentrata sull’incipit: l’inizio del racconto. Poiché credo che il WRW sia ancora più efficace se progettato su un singolo aspetto della scrittura, nell’arco della programmazione annuale. Per riappropriarci di un’educazione alla lentezza, fondamentale, per sedimentare ed esercitarsi attraverso la pratica della condivisione e dell’autonomia.
Dapprima ho presentato alla LIM le tre strategie di incipit, descritte in narratologia, ma affiancandole subito agli esempi tratti dal libro. Alla classe ho letto io ad alta voce. In molti, tuttavia, seguivano dal proprio libro. Perciò abbiamo unito la lettura condivisa a quella individuale.

In seguito, ho fornito uno strumento, costruito in maniera assai rudimentale ma efficace: girando la rotellina (tipo disco orario) selezionavi il modello di incipit per metterti all’opera.

E infine ho dato 15 minuti per buttare giù 3 righe, 3 righe e non di più, dell’inizio del proprio pezzo. Cosa posso dire… Nonostante fosse il primo esperimento di WRW sono saltati fuori racconti originali, ben scritti, ricchi di suspense, immersivi, da spingere il lettore a volerne sapere di più.

Se è vero che “La lettura e la scrittura sono invenzioni umane”, come afferma Chambers e “Noi non siamo biologicamente programmati per essere lettori”, praticarle insieme, si può. Diventare una comunità che legge, si può.

BIBLIOGRAFIA
Amano leggere, sanno scrivere, di Elisa Golinelli e Sabina Minuto, Pearson, Milano-Torino (2019).
Scrittori si diventa. Metodi e percorsi operativi per un laboratorio di scrittura in classe, di Jenny Poletti Riz, Erickson, Trento (2017).
The Reading Zone. How to Help Kids Become Passionate, Skilled, Habitual, Critical Readers, di Nancy Atwell, Scholastic Professional, New York (2016).
Il lettore infinito. Educare alla lettura tra ragione e sentimento, di Aidan Chambers, Equilibri, Modena (2015).