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Due storie si avvicendano nel bel romanzo di Roberto Morgese, entrambe raccontate con tale intensità che il lettore si ritrova immerso con uguale partecipazione in mondi lontani nel tempo.Nella prima, ambientata nel 1893, i fatti sono realmente accaduti e costituiscono un episodio ricordato tuttora da una targa posta sul municipio di Aigues- Mortes, in Provenza. La seconda è un racconto di invenzione letteraria, intessuto di legami e analogie con la realtà che stanno vivendo i ragazzi e le ragazze ai nostri giorni, di ogni nazionalità e provenienza, e tutti noi.

Ed è la storia di Philippe, quattordicenne francese di origine italiana, che vive con un rifiuto denso di pregiudizi l’arrivo nel gruppo di amici di una ragazza di origine rumena, Lucie che, per aiutare economicamente la propria famiglia da poco emigrata dalla Romania, presta servizio come cameriera
presso il bar del paese.

Siamo in estate, è finita la scuola e Philippe, in crisi di identità, tutte le mattine accompagna svogliatamente il nonno in carrozzina per una passeggiata, durante la quale lui gli racconta a puntate la storia avvincente del proprio nonno Luigi, vissuto a fine ottocento che emigrò col padre dal Piemonte in Provenza. Si tratta di una decisione importante e sofferta quella che il nonno di Philippe ha assunto dentro di sé, nasce dalla necessità di non spezzare la catena dei ricordi della famiglia sulle proprie origini italiane, e di trasmettere un’eredità preziosa alla nuova generazione. A Philippe in particolare, di cui ha notato i comportamenti intolleranti verso gli immigrati.

In fondo, pensa il nonno, non sono molto cambiate le ristrette abitudini mentali da parte di chi gode di stabilità sociale e si crede “il padrone di casa” verso chi invece è costretto ad andarsene dalla propria terra per cercare lavoro… E così il vecchio, ormai novantenne, ha deciso che non vuole andarsene senza che il
nipote abbia la possibilità di riflettere sui propri atteggiamenti, conscio di ciò che accadde ai suoi antenati più di cento anni prima e che ebbero come protagonista suo nonno Luigi.

In seguito a una grave crisi dell’agricoltura in Italia, il nonno del nonno emigrò con il padre dal Piemonte per lavorare stagionalmente presso le saline di Aigues Mortes. Un lavoro massacrante e scarsamente pagato, che molti francesi non intendevano più eseguire, lasciandolo agli italiani e ai francesi che vivevano in condizioni economiche disperate. E tuttavia, benché gli italiani e quei francesi disperati vivessero le medesime difficoltà e lo stesso sfruttamento, il nonno racconta che tra di loro non correva buon sangue. Rivalità, risse, vendette caratterizzarono i loro rapporti, fino allo scoppio della tragedia che portò alla morte di dieci operai italiani.

Philippe dapprima si mostra annoiato dei racconti del nonno, gli auricolari nelle orecchie ascolta appena le sue parole, ma poi… poi, anche grazie all’amicizia profonda con Marcel, ragazzo di colore innamorato di Lucie, e a Lucie stessa di cui impara a conoscere la sensibilità, la bellezza e anche le sue condizioni economiche,
qualcosa dentro di lui si muove. I due mondi paralleli, il passato e il presente apparentemente così lontani, iniziano a parlarsi, a prendere vita in lui, portandolo a interessarsi a quelle antiche vicende per scoprire infine non solo la lotta degli immigrati per riconquistarsi la propria dignità, ma anche nuovi sentimenti e nuove pratiche possibili nella sua stessa vita di ragazzo: quell’umanità, quell’amicizia e fratellanza che sole donano a ciascuno la forza per superare ogni barriera e ogni pregiudizio sociale e culturale.

Un romanzo interessante e coinvolgente per tutti, ragazzi e adulti. Un invito per il lettore a riflettere misurandosi con se stesso e il proprio passato familiare, alla ricerca di nuove, benefiche e feconde strategie di vita.

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