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Cris e non Lorenzo. Nel rifiuto del nome che altri hanno scelto per lui è sottesa la determinazione del diciannovenne, protagonista del romanzo di Manuela Salvi, (pubblicato da Fandango) a prendere in mano la propria vita, a non lasciare che siano gli adulti a decidere al posto suo.

E non può farlo se non con un atto di ribellione estrema la cui motivazione più profonda si manifesta chiaramente verso la fine della storia, nell’analisi spietata e senza possibilità di redenzione della figura della madre.

Negli incontri descritti, negli eventi, nel susseguirsi delle “casualità” si avverte, a parer mio, una sorta di urgenza della scrittrice di sfatare tabù, di abbattere pregiudizi e censure, di far sentire a lettrici e lettori che si può parlare di tutto, che è sempre possibile dare voce e forma ai fantasmi che si agitano dentro ognuno di voi.

Un libro che apre uno squarcio su quali rancori, rabbie e fragilità possano abitare l’anima di uno dei nostri ragazzi-modello e non è mai troppo presto o troppo tardi per capirlo.