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Dalle Memorie di un pulcino del 1875 al recentissimo saggio Il pulcino non è un cane, da Calimero a Shakipiyo, dallo Zecchino d’Oro ai tormentoni pop: uno sguardo su un secolo e mezzo di piccoli e paffuti pennutini gialli (non tutti) che attraversano e hanno attraversato (e raccontato) l’infanzia.

di Elena Paparelli

Il primo è stato il pennuto di Ida Baccini. Il suo Memorie di un pulcino (1875) ha inaugurato in Italia il fantasy cosiddetto “memorialistico”(*) ed è stato, per l’epoca, un successo eclatante, tanto che il testo si guadagnò una seconda edizione e spinse l’autrice a firmare il seguito a più di venti anni di distanza. Da lì, una moltitudine di “autobiografie italiane narrate da animali, oggetti inanimati, bambole, uomini in miniatura e giocattoli” ha costellato l’immaginario dei bambini.

“La decisione di Baccini di attribuire la narrazione a un pulcino e di fargli raccontare in prima persona la propria vita non ha precedenti nella letteratura italiana per ragazzi”

ha sottolineato Lindsay Myers nel saggio Un fantasy tutto italiano – Le declinazioni del fantastico nella letteratura italiana per l’infanzia dall’Unità al XXI secolo, (Edizioni ETS, 2017).

Una curiosità: a pubblicare la storia di Ida Baccini, con le avventure del pulcino nel passaggio dal suo natale habitat campagnolo a quello urbano, presso una ricca famiglia, è stato l’editore Felice Paggi di Firenze. Lo stesso che, proprio in quell’anno, aveva affidato a un non ancora affermato Collodi la traduzione delle opere di Charles Perrault (**).

A distanza di più di un secolo, i libri per l’infanzia sono invasi da mille pigolii, tanto che viene quasi da pensare all’immagine suggerita da Daniel Pennac nel suo La prosivendola (1990): l’editoria stessa come “nido secolare intrecciato di frasi” (dove a pigolare è anche “l’insaziabile nidiata delle giovani promesse”).

E c’è di più. Il pulcino buca anche  il “rassicurante” mondo dell’editoria per bambini, e sembrerebbe intenzionato a diventare un’icona pop su scala globale. Ricordate il tormentone de Il pulcino Pio? La filastrocca – canzone dal ritmo martellante, lanciata da Radio Globo, nel 2012 su YouTube ha superato l’esorbitante numero di venti milioni di visualizzazioni in quattro mesi.

Il mix esplosivo di innocenza e splatter rende il Pulcino Pio il degno rappresentante di una comunicazione – quella dell’intrattenimento web – dall’effetto spiazzante e corrosivo, ipnotico e divertente, sbarazzino e di cattivo gusto, archiviando definitivamente i gloriosi fasti de Il pulcino ballerino di antoniana memoria del 1964,  e quelli del più celebre pennuto “piccolo e nero”, Calimero, che aveva fatto il suo primo ingresso su piccolo schermo giusto un anno prima.

Anche recentemente è un altro pulcino a segnare l’ennesima svolta dello storytelling: a irrompere sulla scena in modo delirante e tenerissimo è infatti il pulcino Shakipiyo che, con il suo amico e compagno d’avventura, un tuorlo d’uovo pigro, anima la serie live action di Netflix Gudetama: Un nuovo viaggio (***).

Per il format seriale l’intraprendenza che anima il pennuto Shakipiyo viene contrastata, come nel più classico dei contrappassi, dal suo esatto opposto: l’indolenza e la rassegnazione (di essere prima o poi mangiato) permeano infatti il tuorlo d’uovo (vero protagonista della serie?), che vorrebbe abbandonarsi a un destino – condito da tutte le lamentazioni del caso – accettato più per inerzia che per convinzione.

Ancora un cortocircuito frizzante, pur nella canonicità del plot: l’ennesimo pulcino a caccia della sua mamma spalleggiato però stavolta da un paladino ozioso e originale, che odora quasi di marcio, galleggiante senza troppa voglia sui frenetici ritmi contemporanei. Tanto che anche essere divorati, alla fine, sembra essere tutto sommato la soluzione meno peggiore.

E proprio quando uno pensa a un punto di non ritorno, con pulcini & affini ormai non più narrabili ulteriormente, ecco che un interessante saggio arriva a spalancare nuovi sentieri che partono da paesi del Medio Oriente come Egitto, Siria, Libano: Il pulcino non è un cane – L’editoria araba per l’infanzia come specchio della società (Astarte Edizioni, 2023) di Mathilde Chèvre (traduzione di Enrica Battista e Mariagrazia Decente) ci conduce infatti in un appassionante viaggio nella letteratura araba per l’infanzia degli ultimi quaranta anni. Un intreccio di analisi di albi illustrati che si unisce alle riflessioni sulle motivazioni sociali, politiche ed esistenziali che hanno spinto autori e illustratori arabi a produrre quelle opere. Una editoria  poco nota, che merita di essere esplorata.

Lo stesso titolo del saggio di Mathilde Chèvre riprende quello di un albo illustrato pubblicato in Egitto nel 2003 (****), e letto dall’autrice nel 2005, che racconta il delicato passaggio dall’infanzia al mondo degli adulti.  Il pulcino protagonista “vive all’aperto, è diffidente nei confronti del mondo e sfida gli altri cani e i bambini dispettosi” (cit.).

Chi viene descritto è quella creatura “tra il pulcino e il cane che lascia l’universo tenero e accogliente del grembo materno per il mondo esterno, aggressivo e maschile” (cit. *****). “Pulcino” come rappresentazione dell’infanzia, quindi, e “cane” come quell’altrove rispetto all’infanzia verso cui ogni bambino inevitabilmente si dirige. Un albo importante che pone l’attenzione sul lettore bambino,  e ha portato Mathilde Chèvre ad approfondire la ricerca sulla letteratura per l’infanzia araba.

“L’esistenza stessa di questo albo testimoniava l’attenzione riservata al lettore bambino che non veniva considerato né un pulcino, né un cane. Così, alla fine della storia, mi sono seduta dalla parte degli adulti e ho iniziato un lavoro di ricerca”.

Un saggio imperdibile.

Note
(*)  termine usato da Lindsay Myers nel saggio Un fantasy tutto italiano – Le declinazioni del fantastico nella letteratura italiana per l’infanzia dall’Unità al XXI secolo (Edizioni ETS, 2017).
(**) Ottavia Murru, Storia dell’editoria per ragazzi in Italia tra fine ‘800 e primo ‘900
(***) nato nel 2014, come serie televisiva della Tokyo Broadcasting System
(****) titolo originale Al-Katkût laysa kalban!
(*****) Il pulcino non è un cane – L’editoria araba per l’infanzia come specchio della società. Traduzione di Enrica Battista e Mariagrazia Decente. Con il patrocinio di IBBY Italia e il sostegno del SEPS – Segretariato Europeo per le Pubblicazioni Scientifiche. Astarte Edizioni, 2023