Articoli

Un’insegnante di scuola primaria racconta la sua esperienza con i bambini che attraverso i testi fantastici popolati di mostri, principi e oggetti magici esprimono il loro disagio in caso di separazione, abbandono, violenza, guerra, malattia. E si rassicurano inventando un lieto fine.

Quando non riusciamo ad affrontare le nostre paure, le trasformiamo in favole…

La letteratura fantastica è il luogo in cui teniamo celate le nostre paure. Quando qualcosa ci fa troppo male per affrontarla, oppure non abbiamo risolto i nostri piccoli o grandi traumi conserviamo il dolore negli occhi, l’orrore per aver assistito a qualcosa che brucia dentro la nostra anima, allora la nascondiamo dentro una fiaba, in modo che ne possiamo parlare senza avere lo sguardo distrutto.

Nella letteratura fantastica possiamo trattare dei temi atroci con molta leggerezza, tirare fuori le nostre paure, tra cui quella dell’abbandono, molto diffuso nei bambini per svariati motivi. L’abbandono in un bambino provoca spesso un dolore traumatico difficile da superare. I bambini manifestano il loro desiderio di essere amati proprio attraverso la narrazione. Essendo anche un insegnante di Scuola Primaria, mi capita molto spesso di fare dei laboratori di scrittura o lettura su questo genere di testo, di aprire delle discussioni e noto che i bambini lo prediligono perché riescono a mescolare fantasia e realtà tirando fuori le proprie paure; in questo caso la scrittura assolve un ruolo catartico. Solidamente durante i laboratori di scrittura i bambini si dividono in piccoli gruppi e sono loro stessi a scegliersi, delle volte mi è capitato che qualcuno di loro mi abbia chiesto esplicitamente di scrivere da solo la sua storia. Ho notato che lo sfondo del racconto è sempre il luogo in cui il bambino vive, il personaggio principale è lui stesso “sotto mentite spoglie” con le sue paure irrisolte che si trasformano in mostri, streghe e maghi.

Rileggendo le loro storie, riconosco i loro dolori mai sopiti. Molti bambini subiscono il trauma della separazione dei genitori e se per gli adulti è una cosa normale, certo non lo è affatto per un bambino che sente il bisogno della famiglia unita e lo racconta scrivendo una storia fantastica di un bambino che era alla ricerca della felicità perduta, ma poi incontra un mostro che lo perseguita  e lui non sa come difendersi, per fortuna  nella tasca ha un oggetto magico a cui può chiedere  di realizzare tre desideri, lo tira fuori e chiede come prima cosa di sconfiggere il mostro, come seconda di diventare talmente bravo da essere l’orgoglio dei genitori e come ultimo desiderio quello di vivere sereno con mamma e papà nella stessa casa. Invece, questo bambino deve fare i conti con la realtà che è ben diversa da quella immaginata, scegliere con chi stare, il fatto di essere accettato dal nuovo compagno o dalla nuova compagna dei genitori.

Quanti bambini assistono a fenomeni di violenza domestica, dove il padre picchia la madre: lui non sa come difendersi e si chiude in sé stesso con il suo dolore e la paura di perdere la madre covando risentimento verso il padre – nemico; allora inventa storie dove il papà muore e lui vive con la mamma e la protegge descrivendola come una regina e lui un piccolo principe che governa il regno insieme a lei. Il Covid ha trasformato le nostre vite, ha distrutto e negato quella dei bambini, privandoli di affetto e abbracci. Un giorno, mentre eravamo in DAD ho dato un compito che conteneva un piccolo incipit. “A tutti è capitato nella vita di sentirsi bloccati dalle difficoltà e di non sapere come uscirne, soprattutto in questo ultimo periodo che stiamo vivendo a causa della pandemia, chiusi nella nostra stanza e privati spesso dalla vicinanza dei compagni, dello sport, degli abbracci, delle feste con gli amici… Quali dubbi? Quali problemi? Ti sei sentito smarrito i? Come sei riuscito a superare le tue difficoltà?”. La maggior parte dei bambini ha scritto che il Covid era un mostro e che loro avevano paura di morire, molti hanno scritto che si sarebbero trasformati in supereroi e l’avrebbero annientato per liberare il mondo.  Ma come se non bastasse, ho dovuto affrontare con loro il problema della guerra, tutt’altro che facile.

Ricordo la mattina dello scoppio della guerra in Ucraina, i loro piccoli volti  in classe pieni di paura, erano terrorizzati da un possibile attacco alla nostra scuola, trasalivano se sentivano passare un elicottero o aereo, avevano paura di morire. Non è facile spiegare la guerra ai bambini, soprattutto dopo aver sempre detto che la pace è una cosa molto importante nella vita dell’uomo, che bisogna avere rispetto per ogni essere vivente, quindi mi sono trovata in difficoltà, perché noi adulti rappresentiamo il loro modello di vita, loro ci osservano e ci imitano, avevo paura di deluderli. Ho cercato le parole giuste per aprire un dialogo, ma le domande da parte loro, sono state infinite, tra cui: “Perché l’uomo che comanda mette in pericolo la vita di noi bambini? Noi non capiamo niente di politica, non abbiamo colpa… perché uccidono i genitori dei bambini? Perché le mamme danno i loro bambini a degli sconosciuti alla frontiera e non li accompagnano? Forse non li vogliono più?”.

Come rispondere a queste domande? Loro guardano la Tv e cercano notizie su Google e non posso raggirarli o mentire. Innanzitutto, ho cercato di rassicurarli, perché a 9-10 anni la guerra non dovrebbe far parte del loro immaginario infantile, non dovrebbe entrare nel loro bagaglio emotivo. I bambini non andrebbero abbandonati davanti alla TV o al PC soprattutto a guardare immagini di morte e distruzione che li turbano profondamente e segnano le loro vite. Li ho invitati a scrivere una storia ed hanno descritto gli adulti come mostri cattivi e senza pietà, hanno descritto: case distrutte, figli rimasti senza genitori, diventati subito adulti, ma poi hanno inserito un mago buono che cancellava la distruzione e la morte di tante persone con un finale tipico “Tutti vissero felici e contenti.” In verità dovremmo preservare i bambini dall’assistere a scene di morte e distruzione, dovremmo aiutarli a sconfiggere le loro paure e fargli vivere un’infanzia felice perché hanno diritto ad una crescita armonica, fatta non solo di una grande quantità di oggetti da comprare, ma dargli quella sicurezza, attenzione e quella presenza costante che li aiuti a sconfiggere le loro paure, perché la società di oggi fatta di apparenza e solitudine, sta facendo crescere dei bambini fragili che devono affrontare in solitudine loro mostri, come appunto emerge nelle loro narrazioni.

Antonietta Micali