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Maria Grazia Volpi ci introduce al Kamishibai, tecnica narrativa che nacque nel dodicesimo secolo in Giappone all’interno dei templi buddisti.

Leggere non è un’attività naturale, ma un’invenzione dell’uomo. I nostri occhi e soprattutto quelli dei bambini non sono fatti per restare incollati a lungo su una pagina. Pertanto abituiamo il bambino fin da piccolo all’ascolto di storie, di fiabe, favole e racconti. Il primo approccio al mondo del libro avviene per mano di un adulto, tra i due si crea un legame indissolubile, la relazione.

L’infinito mondo del libro favorisce nel bambino la comprensione di sé stesso e del mondo, la creatività, la curiosità, la memoria, la crescita emotiva, lo sviluppo cognitivo e del linguaggio. E se invece di leggere alla “vecchia maniera” e di proporre al bambino il libro rilegato nella forma tradizionale, leggessimo qualche volta anche attraverso uno strumento originale di legno o di cartone come il Kamishibai?

Cos’è il Kamishibai?

La parola Kamishibai ( Kami=carta e Shibai=teatro e/o dramma) si può tradurre in italiano come “spettacolo di carta”.

Il Kamishibai nacque nel dodicesimo secolo in Giappone all’interno dei templi buddisti, nei quali si narravano storie di qualunque genere soprattutto ad un pubblico analfabeta, attraverso l’aiuto degli emakimono: tavole orizzontali che univano il testo all’illustrazione.

Il Gaito Kamishibaiya era solitamente un uomo e un po’ come il nostro cantastorie, figura tradizionale folkloristica che si spostava di piazza in piazza, di corte in corte o come i trovatori provenzali e trovieri della Francia settentrionale, era sempre in viaggio. Era un artista a tutto tondo e grazie ad una bicicletta si spostava di zona in zona e, una volta trovato il pubblico, raccontava le proprie storie servendosi di un set di tavolette di legno sulle quali erano disegnati i vari passaggi della storia che avrebbe raccontato.

Questa antica tecnica narrativa vide la massima espressione tra il 1920 e il 1950 e poi scomparve a causa dell’avvento della televisione.

Oggi il Kamishibai viene usato da diverse figure educative: lettori volontari, bibliotecari, insegnanti, educatori…e sia gli adulti che i bambini, incuriositi da questo strumento narrativo, restano incantati da questa valigetta che risulta essere un vero e proprio incredibile mezzo di comunicazione.

Maria Grazia Volpi