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La scuola degli asiniVi sono impalpabili filamenti, misteriosi e sotterranei intrecci che palpitano nell’Universo, catturano il mistero della Natura e battono nel cuore. C’è amore e protervia, tenerezza e arroganza; un indecifrabile rapporto che costruisce legami, affetti, purtroppo, molte volte, violenze. È così tra gli uomini e le donne, così tra gli animali, così nel rapporto tra uomini e animali. Ho conosciuto un cavallo che non voleva uscire dalla sua stalla se non in compagnia di una capretta, ho visto gattini giocare sul collo di un cane lupo, animali feroci addolcirsi assistendo cuccioli altrui. Certo, domani una gazzella dovrà sempre correre più veloce del leone, la balena bianca dovrà sempre sfuggire all’arpione del capitan Achab, e non so se le ali variopinte della farfalla sapranno sottrarsi allo spillo dell’entomologo. Di tutto ciò l’asino, forse, rappresenta il timbro più emblematico; paziente, docile, sostanzialmente buono, è il simbolico esempio di una società umile e schiacciata da cui spesso fioriscono luminosi segnali di vita.
In questa cornice s’incastona il recente libro per ragazzi “La scuola degli asini” scritto da Marino Muratore per promuovere i diritti dei bambini UNICEF, pubblicato da De Ferrari di Genova e illustrato con simpatia da Anna Luraschi. È un racconto che s’inquadra dentro la tela di una prosa essenziale e limpida, direi quasi che abbia una strana analogia con le opere di Mondrian dove le geometrie incidono con precisione e immediatezza nella filigrana cromatica del pensiero artistico e letterario. Sono storie di asini che provengono da geografie lontane e diverse e che, per una curiosa alchimia del destino, si ritrovano in una scuola della Corsica a raccontarsi le loro vicende. Ciascuno porta su di sé il fardello della propria esistenza e delle proprie esperienze. Chi arriva dal Tibet, chi dalla Gaugazia, chi dalla Spagna, chi, più vicino a noi, da Moncalieri o dai confini tra Liguria e Piemonte. Per lo più sono storie di sfruttamento e protervie, oppure di chi, come l’asinello Lucio, riesce miracolosamente a sottrarsi al banco del macellaio sottoponendosi ad una rigorosa dieta dimagrante. Spesso, dopo una generosa vita di fatiche e di lavoro, gli asini vengono abbandonati o destinati a trasformarsi in bistecche e salamini. Per fortuna c’è anche chi si prende cura di loro e li ospita amorevolmente in fattorie accoglienti e confortevoli. Non dimentichiamo che solo all’inizio di questo secolo, in Occidente, l’asino rischiava l’estinzione e solo grazie alla meritevole attività di molte fattorie che si sono prodigate per proteggerlo questo pericolo sembra ormai scongiurato.
Con geniale intuizione narrativa, Marino Muratore costruisce un racconto speculare; dietro le storie degli asini, si affacciano sullo sfondo, come in uno specchio, le immagini dei padroni; ora arroganti e crudeli, ora teneri e comprensivi; tutti ruotano nell’affresco composito di una società che, nonostante le difficoltà e i retaggi ancestrali, cerca sempre uno spiraglio di luce cui tendere e approdare con fiduciosa aspettativa, magari “ascoltando il suono delle campane tibetane”.
“La scuola degli asini” è di certo un racconto destinato ai ragazzi e, opportunamente, in appendice sono riportati gli estratti delle “Carte dei diritti” che riguardano i bambini e gli animali. Tuttavia io credo che anche gli adulti potranno scoprire una lettura piacevole e incisiva e avranno l’occasione per riflettere o riscoprire un viaggio radicato nella storia dei tempi in compagnia di un animale che ha contribuito, con la sua silenziosa e paziente fatica, allo sviluppo economico e sociale dell’umanità. Oggi Marino Muratore, con il suo coinvolgente talento narrativo, ce lo riconsegna, anzi, ce lo affida intatto alla nostra curiosità e alla nostra memoria.
Pier Luigi Coda