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Le impressioni di una socia sostenitrice di Icwa che si affaccia per la prima volta nel mondo della letteratura per ragazzi

La prima volta alla fiera di Bologna di un'aspirante scrittrice - 1Arrivo in fiera col cuore in gola e il biglietto tenuto con due mani. Io, che di fiere ne ho viste tante, ma che ho parlato di ingegneria meccanica fino a due anni fa… infondo ho ragione a sentire, dentro me, la forma esatta del mio stomaco e il ritmo del mio cuore. Ora sono solo un’aspirante autrice, un’aspirante storyteller. Un’Aspirante. Tutto qui.

Davanti a me si para un muro di disegni vorticanti, una sarabanda di gente colorata, e poi una pantagruelica offerta di libri…li guardo vorace.

Mi rendo conto che i due anni in cui ho iniziato a leggere libri per bambini e ragazzi non sono nulla e non conosco nessuno, forse Il nome di qualche autore, forse un paio di illustratori, qualche titolo. La sensazione di un girone dove non so muovermi (ah, Livia, mio Virgilio, dove sei?), gli obiettivi con cui sono partita fluttuano inafferrabili sulla mia testa. Sono sopraffatta.

Mi riprendo con un caffè e inizio dai padiglioni 25 e 26. Sono quelli dove i principali editori del panorama italiano sono raccolti. Ci sono stand letteralmente accerchiati, le novità, il firmacopie, il disegnetto dell’illustratore… e io scivolo via, forse perdendomi la firma del futuro Roald Dahl nostrano. O forse no.

Non è facile mantenere la concentrazione, ma mi fermo a riflettere, consapevole di essere una profana. In tutta questa offerta sterminata, chi fa promozione alla “cultura del leggere”, ovvero chi dovrebbe spingere il genitore a entrare in libreria ha una rappresentanza esigua.

IBBY Italia, l’associazione Nati per Leggere e l’AIB, programmi interessanti, ma quando si va nello specifico della mia città, Ferrara, non Frittole, ecco che sale la nebbia… ti pareva…

Quindi il ruolo dell’insegnante, sgomitante tra gli stand e, talvolta, con quell’approccio del pedagogo “che sa”, mi è sembrato l’unica vera cavalleria capillare del leggere.

Poi ci sono le librerie, i blogger di lettura, li metterei nella schiera dei “promoter degli editori o venditori”. Vendere, certo, siamo in una fiera che fa business. Ho cercato di tornare la laureata in economia di una volta.

Ho visto che il libro illustrato domina, ci vogliono forse ricordare che poco testo e figure potranno essere il giusto collegamento con quello che verrà in futuro quando ci sarà un cellulare in mano? Il potere della bella immagine accattivante è così forte? Ho scacciato questo brutto pensiero.

La prima volta alla fiera di Bologna di un'aspirante scrittrice - 2Prime letture poche, quelle che dovrebbero essere per il bambino che ormai sa leggere da solo. Perché poche? Perché il genitore, visto che ormai il bimbetto sa leggere, molla la tassa “mi leggi una storia”? Ma le molte forme delle coccole quindi? Anche questo pensiero non mi è piaciuto.

Poi per i bimbetti un po’ più grandi e gli adolescenti un panorama multiforme di libri che forse lasceranno un segno o forse finiranno al mercatino dell’usato. Una proposta sterminata, con uno spazio maggioritario occupato da un’offerta banalizzata e standardizzata, che ha il sopravvento su quella minoritaria di qualità. Quest’ultima si cerca di farla emergere con premi e concorsi, che sono più di quelli che avrei immaginato e lasciano un punto interrogativo su chi non è un addetto ai lavori.

Sono al terzo giro. Mi sembra di vedere sempre meno o forse sempre di più. Tanti illustrati bellissimi con storie che, togliendone la morale educativa, forzando l’inclusività, aggiustandoli con temi utili alla mamma in difficoltà “perché vedi anche Gigetto del libro fa così”, mi sembravano più vuoti che pieni. E soprattutto nessuno che mi facesse fare una risata di gusto o un singulto vero.

Di fronte a una copertina inquietante con una bimba dallo sguardo vuoto e attonito, mi chiedo se l’offerta non sia da ripensare più in termini di qualità che di quantità. Quel tipo di approccio autoriale delle immagini e di contenuti “metaforicissimi” fa davvero felici i bambini? In cosa consiste veramente un contenuto autoriale?

Mi rendo conto che questa fiera, dopo questo lungo tempo di pandemia, non mi sta dando il vero polso della situazione culturale ed economica attuale, sull’infanzia di oggi insomma, il carrozzone colorato e la bella offerta di eventi non mi hanno fatto veramente capire l’aria che tira.

La vedo dai padiglioni con gli editori stranieri vuoti e silenziosi. Dall’inquietante stand Ukraino vuoto. Da quello stand sull’Africa che deve crescere, ma che è rimasto fuori dal flusso del pubblico, dal caffè degli autori in fondo a un padiglione.

La prima volta alla fiera di Bologna di un'aspirante scrittrice - 3ICWA ha organizzato un meraviglioso incontro sulla lettura ad alta voce che mi ha aperto gli occhi su molti aspetti di questa arte. Nel bilancio di queste riflessioni, lo scambio di battute tra un insegnante e Martina Evangelista di LaAV sarà la mia piccola luce: “I miei alunni mi chiedono storie per piangere! Cosa mi consigliate?” “mah… forse non hanno ancora un lessico ampio e intendono dire commuovere… che significa ‘Muoversi con’ partecipare emotivamente”.

Se quella piccola luce dovesse guidarmi, se un giorno uscissi vincitrice e non sopraffatta dal caleidoscopio della BCBF, se un giorno emergessi dal girone degli aspiranti, allora vorrei che le mie parole avessero la qualità dell’emozione spontanea, anche sporca e imprecisa, ma abile a portare i bambini a “muoversi con” me.

Francesca Metalli

Un piccolo estratto dall’incontro “Ti leggo una storia” organizzato da Icwa, con la partecipazione di Alfonso Cuccurullo, Martina Evangelista e David Conati:

https://www.facebook.com/1535686123/videos/504146041424840/

 

Credits
Foto 1, 3: Icwa, Francesca Metalli
Foto 2: Bologna Children’s Book Fair