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Ho avuto la fortuna di incontrare Anna Lavatelli durante un incontro in biblioteca su “Il violino di Auschtitz” pubblicato da Le Rane Interlinea, con la mia classe. È stato un piacere ascoltare una storia così importante dalla sua voce. Il momento storico che viviamo, purtroppo, trova in questo racconto molti punti di contatto: la guerra, la sofferenza, l’assurdità e la violenza dell’uomo e nello stesso tempo l’amore e la forza della vita, nonostante tutto.

il violino di AuschwitzTratta da una storia vera, la vicenda è narrata in prima persona da un violino, un prezioso Collin-Mézin, regalato dal signor Levy alla figlia Eva Maria, detta Cicci.

Attraverso la voce narrante del violino viene raccontato il triste viaggio della famiglia ebrea dei Levy verso il campo di concentramento di Auschwitz dove padre, madre, Cicci e suo fratello Enzo vengono separati per sempre.

La musica e la bravura di Cicci nel suonare il violino la permetterà di ottenere una posizione privilegiata rispetto alla maggioranza dei prigionieri ma pagherà un caro prezzo per questo.

Nell’orrore del campo però una piccola speranza si accende: un bigliettino del fratello Enzo con scritto “Der Musik macht frei” e un rigo musicale che la bambina nasconde all’interno del violino.

Il violino verrà poi acquistato da un anziano collezionista, Alberto Carutti, nel 2014 che ritrova anche il biglietto e da quel ritrovamento nasce il libro.

Il linguaggio é asciutto ed esprime con profondità i momenti più duri e terribili della storia mantenendo però un equilibrio anche con i momenti sereni e i ricordi felici della vita di Cicci.

Il violino, narratore di questa storia, racconta come la musica, lingua universale che parla al cuore di ognuno di noi, sia l’unica ancora di salvezza per Cicci, per sopravvivere alle brutture e alle violenze del campo di concentramento anche se Cicci si chiede come possa un uomo amare la musica e nel contempo essere un feroce aguzzino… È la banalità del male descritta da Hannah Arendt. Il violino però ritrova la strada per portare Cicci e la sua musica di nuovo a vivere, per ricordare, per non dimenticare, per non permettere più che tutto quell’orrore possa ripetersi.

Le illustrazioni di Cinzia Ghigliano ricalcano la tragicità della storia ma al contempo contengono la resilienza di chi ancora crede che la vita sia più forte, che la vita trema, si piega, si perde ma poi trova di nuovo la strada per riemergere.

Credo sia una di quelle storie che hanno il merito di raccontare ai bambini (e agli adulti) la verità senza perdere la speranza nel desiderio di costruire una nuova e diversa realtà

Il violino di Auschwitz, Anna Lavatelli, ill. Cinzia Ghigliano, Le Rane Interlinea