Francesco l’ho conosciuto una trentina di anni fa, credo a Verbania, in occasione di una delle prime edizioni del premio “Il Battello a Vapore”, quando era appena diventato direttore della biblioteca “De Amicis” di Genova.
So che è banale dirlo, ma tra noi nacque subito una bella amicizia, favorita anche dal fatto che, abitando io nel basso Piemonte e lui a Genova, non era difficile vedersi.
Sarebbe riduttivo definirlo un grandissimo bibliotecario. Lo era, mi fa star male parlarne al passato, e in questa veste ha diretto benissimo per non so quanti anni la “De Amicis” facendone un riferimento importante per chiunque si occupasse a vario titolo di letteratura per l’infanzia.
Ma Francesco era molto di più. Un organizzatore infaticabile sicuramente, sempre pronto ad attivarsi e a mettersi in gioco se riceveva una proposta che poteva intrigarlo. Ricordo che nei primi anni 2000 avevo collaborato per qualche tempo con un’amica, insegnante in una scuola genovese con alunni di non so quante etnie e molte situazioni socio culturali decisamente border line. Una vera scuola di frontiera. Per dare visibilità al lavoro eccezionale della insegnante e all’impegno dei ragazzi gli avevo chiesto se fosse stato disponibile a organizzare nella “De Amicis” un incontro in cui fossero protagonisti i ragazzi stessi, per parlare delle loro esperienze scolastiche alla gente, alla stampa, insomma fare qualcosa per far vedere che in città c’era chi lavorava benissimo con gli alunni con difficoltà e che questi erano disposti a impegnarsi a fondo se motivati e interessati. Francesco si era fatto in quattro, aveva bussato a mille porte e alla fine era stato un successo. La sala della De Amicis piena, i ragazzi contenti e non era mancato un paginone su “Il Secolo XIX”.
Per non parlare dei mille progetti ideati e portati avanti in tutta la Liguria, da Levante a Ponente, dalla costa all’entroterra, in cui aveva finito di coinvolgere decine di scrittori e illustratori.
O ancora della rivista “LG argomenti”, di cui era uno dei redattori e animatori.
Era un lettore ad alta voce straordinario. Oserei dire che aveva un rapporto fisico con il libro. Leggeva con tutto il corpo.
Era un profondo conoscitore della letteratura per ragazzi. Se gli chiedevi un parere o un suggerimento, eri sicuro di non ricevere risposte banali. E in questa veste il suo lavoro di Presidente di Giuria al premio “Gigante delle Langhe” è stato per anni fondamentale.
Per me però era soprattutto un amico con cui stavo bene ed era una sofferenza, negli ultimi tempi, vedere nel suo corpo i segni della malattia, affrontata sempre con coraggio, tanto da rimanere attivo fino all’ultimo.
Da lui ho imparato moltissimo e gli devo infinita gratitudine.
Ciao Francesco, a tutti noi che a vario titolo ci occupiamo di letteratura per l’infanzia, manchi già.
di Marco Tomatis