Articoli

L’intervento di Marco Tomatis al Convegno “Pagine aperte: letteratura senza frontiere per ragazze e ragazzi” organizzato il 23 novembre a Ventimiglia, nell’ambito di Scampia Storytelling – Festival delle Periferie 2023.
Prima di tutto non voglio impossessarmi di ciò che non è mio. Questo intervento  è dovuto in buona parte al contenuto di un libro interessantissimo: Le storie nere del Corriere dei Piccoli a cura di Laura Scarpa ed edito da ComicOut.

Parto raccontando un piccolo aneddoto. Una trentina di anni fa insegnavo in una cittadina del Piemonte. Un giorno, entro in classe mentre ne sta uscendo l’insegnante di religione, parroco di un paese vicino. Sulla porta ad un certo punto si ferma, e si rivolge alla classe.

«Ah! Me ne stavo dimenticando. Domenica pomeriggio alle 17 siete tutti invitati in Duomo. Battezzeremo cinque bambini e tre negretti». Lo guardo stupito. «Vorrai dire otto bambini». Mi fissa, riflette un attimo e poi sorride «Sì, hai ragione, ma chiamarli negretti non è un insulto. È solo un vezzeggiativo». È solo un vezzeggiativo.  Grammaticalmente certo. Ma in realtà è un magnifico esempio di razzismo inconsapevole, tenendo conto che il sacerdote era ed è una bravissima persona. Non ho raccontato questo episodio per caso.

Si pensa che l’atteggiamento razzista, più o meno conscio, che sembra permeare ormai la società italiana sia recente, collegato alle problematiche migratorie cui stiamo assistendo. Certamente gli avvenimenti degli ultimi anni l’hanno fatto esplodere, ma se si fa un po’ di attenzione si scopre che viene da molto lontano. Ne fanno fede, tra mille altri elementi, le storie che il Corriere dei Piccoli dedica a protagonisti neri in un periodo che va dalla sua fondazione nel 1908 alla proclamazione dell’impero fascista (e anche oltre) che vedremo essere impregnate non solo di razzismo, ma anche di paternalismo peloso e di un profondo pregiudizio verso chi è “diverso”.

Il CdP nasce nel 1908. Nasce, apro una parentesi, con uno splendido esempio di discriminazione di genere e di cultura patriarcale. L’idea di un giornale per bambini con una struttura innovativa rispetto a quelli che stavano circolando in Italia in quel periodo, è di una donna, Paola Lombroso Carrara. Prima di partire con un progetto esecutivo ne studierà a fondo l’impostazione, prendendo in considerazioni i principali giornali per ragazzi del mondo occidentale. Ideerà così  un format, come diremmo adesso, completamente innovativo, dando grande spazio alle immagini, alle storie disegnate, avvalendosi di parecchio materiale americano, sia pure modificandone profondamente la struttura e  dandole quell’aspetto che i meno giovani di noi ricordano benissimo, con i balloon originali sostituito da versi in calce alle vignette.  Ma la Lombroso diede anche ampio spazio a  grandi disegnatori italiano, primi fra tutti Antonio Rubino e Attilio Mussino, a cui se ne aggiungeranno molti altri.

Insomma fece un lavoro enorme e sperava di diventarne la direttrice, o almeno di giocare nella redazione un ruolo di primo piano, ma fu bellamente esautorata perché donna. Collaborerà poi al giornale con il nome zia Mariù. Assumerà la direzione Silvio Spaventa Filippi che la terrà fino alla sua morte nel 1931. Fu un grande direttore, che  riuscì anche ad affrancarsi, per quanto era possibile, dal fascismo. Il primo numero esce il 27 dicembre 1908 e ci troviamo subito un personaggio di cui parleremo in seguito, Bilbolbul di Attilio Mussino. Però adesso  passiamo al secondo numero, del gennaio 1909…

L’intervento di Marco Tomatis è stato supportato dalla proiezione di alcune immagini commentate, che è possibile scaricare e visionare. CLICCA QUI PER SCARICARE IL PDF.

Scampia Storytelling – festival delle Periferie 2023 è stato sostenuto con il contributo Otto per Mille dellaChiesa Valdese.