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ZOCRATERoberto Morgese stupisce ancora una volta con la sua meravigliosa originalità. Con uno stupendo gioco di parole, basato su un semplice cambio d’inziale tra la “z” e la “s”, inventa una meravigliosa storia coinvolgente. Un romanzo che gioca tra il thriller e la filosofia, tra la percezione soggettiva e il pensiero, tra l’apparenza e mondo il reale.

I due protagonisti sono il grande filosofo ateniese Socrate e il giovane bambino Zocrate. Il piccolo è la disperazione di sua madre Garygfallia che lo rimprovera in continuazione: gli urli della donna fanno sì che Zocrate diventi il bambino più sgridato di Atene.

I suoi genitori possiedono una famosa bottega di produzione di vasi e crateri nella città greca: la madre è la più brava ateniese nel lavorare al tornio, mentre il padre è rinomato per le sue capacità di decorazione. Zocrate, invece di aiutare i genitori nella loro attività artistica, bighellona tutto il giorno per la città. La sua ultima passione è ascoltare con ammirazione, nell’Agorà di Atene, i discorsi del saggio Socrate. In una di quelle circostanze il giovane ascolta dalla bocca del filosofo il famoso “mito della caverna”. Con quel racconto il saggio ateniese voleva far capire che ciò che vediamo ogni giorno intorno a noi potrebbe non essere la realtà delle cose e che per conoscere mondo è importante distinguere ciò che ci appare e che crediamo vero, da ciò che esiste veramente. Il mito raccontato da Socrate inizia con la descrizione di prigionieri che interpretano erroneamente la realtà esterna, basandosi sulle ombre proiettate dalla luce del fuoco sulla parete della caverna.

Zocrate è un bambino di 10 anni e per quanto intelligente non comprende il mito appena ascoltato. Si convince, invece, che l’esempio appena narrato dal saggio filosofo sia un messaggio destinato a lui. E così si precipita nella bottega della sua amica Ipizia (altro meraviglioso cambio di vocale per ricordarci il nome di Ipazia, la più grande pensatrice dell’antichità) dove la ragazza lavora ogni giorno al telaio. Zocrate le racconta che il filosofo ha parlato di una caverna dove sono prigionieri alcuni bambini scomparsi ad Atene. La ragazza cerca di spiegare al bambino che quello era solo un aneddoto per far ragionare gli ateniesi sulla loro vita. Zocrate è testardo e non ascolta mai nessuno. Si mette così alla ricerca dei presunti bambini prigionieri in una caverna lontana dalla città. Roberto Morgese, con un meraviglioso colpo di teatro, fa scoprire al bambino un antro dove i figli delle famiglie più in vista sono rinchiusi per ascoltare le lezioni di Sileno, un malvagio maestro che fa esercitare i ragazzi anche nell’arte della guerra. Sileno è in realtà un traditore di Atene in quanto legato alla città nemica Sparta. L’unica possibilità che ha Zocrate per liberare quei ragazzi che hanno sposato le teorie di Sileno, è di farsi prendere come prigioniero lui stesso. Riuscirà Zocrate a spiegare la verità ai ragazzi ingannati? Quali espedienti dovrà inventare la piccola peste per salvare Atene dell’imminente pericolo?

Grazie a questo bel romanzo, nel quale la realtà e l’apparenza si specchiano e interagiscono, Roberto Morgese riesce a spiegare con parole semplici e con una trama avvincente il mito della caverna, il mondo della filosofia antica, l’importanza dei valori positivi. Un libro scritto con caratteri ad “Alta Leggibilità”, da utilizzare come testo scolastico.