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robertodentinoi scrittori di ICWA abbiamo chiesto a una dei soci, Chiara Lossani, referente per le biblioteche, di ricordarlo dandone una sua e una nostra testimonianza.

ROBERTO DENTI

Una testimonianza

Ho negli occhi gli alberi della foresta casentinese, i grandi abeti bianchi con radici che scavano nella terra e gli occhi puntati al cielo, e penso a Roberto.

Ho incominciato a conoscerlo tanti anni fa, quando giovane bibliotecaria andai in Libreria per concordare una mostra. E lui mi raccontò la sua personale e irriverente versione di Biancaneve e i sette nani, sbloccando con una risata la mia timidezza.

Poi, per quasi trent’anni, durante i mercoledì in cui faceva scuola a noi bibliotecari (ma guai a trattarlo da maestro, lui che è sempre stato un ragazzo che deve crescere) hanno preso forma i pensieri, gli entusiasmi, i progetti del nostro lavoro nelle biblioteche per ragazzi. Un bottino che ancora non conosce fondo.

L’ho amato da lettrice, quando in “Un Natale in prigione”  e in “La mia Resistenza” ci ha aperto il suo passato di cuore di guerriero.

L’ho incrociato da autrice, quando con Gianna ha accolto in libreria le mie storie, i miei libri. La sua Libreria è stata sempre per noi tutti, autori per bambini, un passaggio imprescindibile, un crocevia di incontri, di confronti. Un posto in cui le storie trovavano casa. Roberto, con Gianna, le accoglieva, le leggeva, le raccontava, affabulatore inesauribile. Chi non è rimasto affascinato dal suo modo di narrare?

Poco tempo fa, prima di Natale, è stato ospite della Biblioteca in cui lavoro e ancora una volta la magia si è realizzata: i ragazzi hanno ascoltato in silenzio le sue parole sulla fatica che si fa per raggiungere i propri obiettivi, e poi l’hanno circondato, affettuosi, curiosi di domande, e lui, il saggio (ma guai a dirglielo!) che ormai si esprimeva sottovoce, lentamente, rispondeva.

Quest’anno, a Bologna, pareva infaticabile. Ha raggiunto anche noi di ICWA, lassù in quella saletta piena di gente. Lui e Gianna avevano sbagliato il padiglione e sono arrivati a incontro terminato. “È come se ci avesse dato la sua benedizione” gli ha detto qualcuno, e lui (guai a parlargli di santi!) ha sorriso, gentile.

La casa delle nostre storie. Mi piace se ce la raccontiamo così, noi scrittori, la sua Libreria.

C’è un proverbio birmano che dice: “Diecimila uccelli si posano su un solo albero buono”.

Non so se Roberto fosse buono (guai a parlargli in termini buonisti!), ma era certamente un albero grande.

Chiara Lossani